Quando la mente ti gioca contro! Come le nostre idee influenzano la performance. Conosci il bias di conferma nello sport?
Nel mondo dello sport, le decisioni rapide e le valutazioni costanti sono all’ordine del giorno. Allenatori, atleti e tifosi prendono continuamente decisioni basate su informazioni osservabili: statistiche, sensazioni in partita, comportamenti degli avversari e proprie esperienze passate. Tuttavia, non sempre la nostra mente è neutrale: entra in gioco quello che in psicologia cognitiva viene chiamato bias di conferma.
Cos’è il Bias di Conferma
Il bias di conferma è la tendenza a cercare, interpretare e ricordare le informazioni in modo da confermare le proprie convinzioni preesistenti. In altre parole, tendiamo a vedere quello che vogliamo vedere e ignoriamo o svalutiamo tutto quello che, in un modo o nell’altro, contraddice le nostre idee.
Nel contesto sportivo, questo ovviamente può avere effetti profondi, sia positivi che negativi.
Ma proviamo a fare alcuni esempi specifici
- Allenatori e tattiche
Un allenatore convinto che un determinato giocatore sia “forte sotto pressione” potrebbe ricordarsi solo le partite in cui il giocatore ha risposto bene, ignorando le occasioni in cui ha commesso errori cruciali. Questo potrebbe portarlo a decisioni tattiche non oggettive, come schierare lo stesso giocatore in momenti decisivi, ma senza considerare i dati statistici contrari.
- Atleti e auto-percezione
Gli atleti stessi possono cadere in questo bias. Un corridore che crede di essere “debole nelle salite” potrebbe focalizzare la sua attenzione solo sui momenti di difficoltà, ignorando i progressi fatti in allenamento. Molto spesso, peraltro, gli atleti interpretano un errore iniziale come il segnale che tutto andrà male: se sbagliano il primo passaggio, penseranno che la partita sia compromessa; se la prima gara della stagione va male, avranno la convinzione che l’intera stagione sia rovinata. Questa visione distorta mina inevitabilmente la fiducia in sé stessi e il rendimento futuro.
- Tifosi e aspettative
I tifosi sono maestri del bias di conferma. Se un sostenitore è convinto che una squadra sia sfortunata, noterà solo gli episodi sfortunati (un rigore sbagliato, un infortunio) e trascurerà le vittorie o le prestazioni positive.
Ricordo bene un allenatore con cui ho lavorato qualche anno fa. Era profondamente convinto che “in trasferta si perde sempre”. Ogni volta che la squadra giocava lontano da casa, partiva già con l’idea che le probabilità fossero contro di loro. Questa convinzione guidava in modo invisibile ma potentissimo tutte le sue scelte: schierava una formazione più difensiva, chiedeva ai ragazzi di rischiare meno, di non sbilanciarsi, di “portare a casa il possibile”.
Il risultato, prevedibilmente, era che la squadra si chiudeva nella propria metà campo e finiva per subire gol. Ogni sconfitta rafforzava la sua idea iniziale: “Vedi? In trasferta non possiamo vincere.”
Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, abbiamo raccolto dati oggettivi, analizzato le partite e identificato quanto la strategia ultra-difensiva fosse più un prodotto della convinzione che della realtà. Da lì è iniziato un lavoro molto concreto: rivedere il piano gara, stabilire obiettivi realistici, restituire ai giocatori un messaggio diverso.
Nel giro di poche settimane la squadra ha iniziato a giocare con più coraggio anche fuori casa, e i risultati sono cambiati.
È stato un esempio perfetto di quanto il bias di conferma possa trasformarsi in una vera e propria profezia che si autoavvera e di come se ne possa uscire solo quando si guarda la realtà con occhi nuovi.
Come è facile ipotizzare il bias di conferma può avere diversi effetti negativi nello sport:
- Decisioni poco accurate: allenatori e staff possono prendere decisioni basate su percezioni soggettive piuttosto che su dati reali.
- Riduzione della crescita personale: gli atleti rischiano di sottovalutare i propri miglioramenti o di attribuire i fallimenti a fattori esterni, limitando lo sviluppo delle competenze.
- Clima di squadra distorto: la comunicazione e il feedback tra giocatori e allenatori possono essere filtrati da convinzioni preesistenti, creando incomprensioni e conflitti.
Cosa possiamo fare per ridurlo?
Ci sono almeno 4 cose che possiamo fare. Per prima cosa utilzzare dati oggettivi! Statistiche di performance, analisi video e feedback misurabili aiutano a bilanciare la percezione soggettiva. Possiamo poi chiedere confronti esterni e quindi coinvolgere i nostri collaboratori, chiedere un parere a uno psicologo dello sport può aiutarci ad assumere un punto di vista più imparziale. Inoltre sviluppare consapevolezza sui nostri pregiudizi e quindi imparare a riconoscerli, ci permette di valutarli con maggior senso critico. Da ultimo ma non perche meno importante, allenarci a una mentalità aperta! Sviluppare la flessibilità cognitiva aiuta atleti e allenatori a rivedere costantemente le proprie strategie e convinzioni.
Il bias di conferma è naturale: tutti noi tendiamo a cercare conferme alle nostre convinzioni. Nel contesto sportivo, però, esso può condizionare scelte tattiche, fiducia e valutazioni delle prestazioni. Riconoscerlo e adottare strategie per contrastarlo significa prendere decisioni più oggettive, supportare lo sviluppo degli atleti e migliorare la qualità delle performance. In un ambiente competitivo come quello sportivo, la mente aperta può fare la differenza tra vincere e perdere, non solo sul campo, ma anche nella crescita personale e di squadra.
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Consigli pratici per non cadere nel bias di conferma dopo un errore iniziale
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Michaela Fantoni