Star bene si può!

Solo Elpis, la speranza, come in una casa indistruttibile, dentro all'orcio rimase, senza oltrepassarne la bocca, né fuori volò, perchè prima Pandora aveva rimesso il coperchio per volere di Zeus egíoco che aduna le nubi.

Elpis è ancora nel vaso.

ANSIA DA PRESTAZIONE: NEMICA O AMICA?

Pubblicato da il Agosto 31, 2014 in Sport e preparazione mentale

“Ecco…ormai ci siamo…avrà inizio la gara…sto sudando, mi tremano le gambe, non mi ricordo più nulla di quello che devo fare, non so se ce la faccio…non respiro!”

Duri allenamenti tutti i giorni, tutto l’anno per preparare la stagione, una gara sopratutte le altre, e poi, in un attimo, tutto sembra perduto, perché l’ansia prende il sopravvento!

Non più solo gli avversarri da battere ma anche questa “maledetta sensazione” …

Ma l’ansia prima di una gara è davvero un nemico da sconfiggere?

Forse prima di tutto dovremmo capire bene che cos’è l’ansia!

L’ ansia, o agitazione o paura, modi diversi di chiamare questa emozione che tanto ci condiziona e ci spaventa, è in realtà una normale reazione di difesa dell’organismo di fronte a un pericolo reale o simbolico. Per quanto riguarda l’ansia, che non va assolutamente sottovalutata, una cosa importante da capire è che non bisogna combatterla, ma imparare a gestirla. Un po’ di ansia prima di una gara non solo è lecita, ma è anche funzionale perché ci attiva e ci permette di attingere a tutte le nostre risorse interne portandoci ad una buona prestazione. Troppa ansia invece diventa disfunzionale, ci porta a essere insicuri impedendoci di essere performanti in gara.

Charles D. Spielberger, psicologo statunitense, nel suo modello, spiega che l’ansia dipende da diversi fattori correlati tra loro:

  •  l’ elaborazione di elementi attuali
  • le componenti cognitivo-emotive associate (per esempio richieste di compito in determinate situazional),
  • la percezione di competenze e abilità,
  • la rievocazione di esperienze passate in situazioni analoghe,
  • la percezione dello stato psico-fisico-emotivo attuale el’anticipazione mentale di probabili sviluppi della situazione.

Lo studioso distinugue un’ansia di stato, situazionale, da un ansia di tratto, predisposizione individuale relativamente stabile a percepire un ampio numero di stimoli o situazioni come minacciosi e pericolosi.

Torniamo alla domanda iniziale: amica o nemica? La risposta è senza dubbio entrambe.

L’ansia diventa un nemico quando ci attanaglia, sembra quasi divorarci dal di dentro, ci paralizza, sembriamo non comprendere più nulla. La associamo a rigidità, eccessiva tensione muscolare, sentimenti di paura e insicurezza. Diversamente è la nostra migliore alleata quando è correlata con la sensazione dell’ adrenalina in circolo e di grande energia. Portando in circolo, nel nostro organismo l’ adrenalina, ci prepara alla “lotta”. Ci sentiamo pronti, caparbi, grintosi, reattivi, l’ attenzione è focalizzata come un raggio laser, sembriamo capaci di dotati di forza straordinaria.

Troppa adrenalina ci obnubila la mente, ci paralizza, troppo poca ci rende apatici. La “giusta” ansia però ci permette di avere il giusto livello di adrenalina in circolo e di raggiungere livelli ottimali di prestazione.

Quanto detto è alla base del principio del MODELLO I.Z.O.F. – 3 – (Hanin, 1980, 1989; Hanin & Spielberger, 1983) tra prestazione e attivazione. Quando il livello di ansia e basso il risultato sarà più o meno scarso tanto quanto quando il livello di ansia è troppo alto. Come dicevamo poca adrenalina non ci attiva, troppa ci blocca.Esiste però un’area in cui l’adeguato” livello di ansia ci permette di raggiungere la prestazione piu’ alta: la zona individuale di funzionamento ottimale (i. z. o. f.).

Diapositiva2

Ecco che il nostro stato emotivo si trasforma da ansia a attivazione:

ü  “preparazione” al compito da svolgere (Magill, 1990),

ü  stato di allerta, stato fisiologico di prontezza (Cox, 1994),

ü  vigore, vitalità e intensità della mente (Martens, 1987).

Bisogna evidenziare che il livello di attivazione è assolutamente soggettivo, varia da individuo a individuo.

Il giusto equilibrio è determinato da: allenamenti corretti, stabilita’ emotiva , padronanza della tecnica, concentrazione e attenzione, miglioramenti in progresso, autocontrollo, motivazione, ottimismo e lucidita’ mentale.

Secondo il grafico non dobbiamo quindi preoccuparci di essere agitati prima di una prestazione, ma di esserlo troppo o troppo poco. Cosa dobbiamo fare allora? Imparare a non avere paura dell’ansia e ad usarla a nostro vantaggio. Per fare questo prima però è necessario riuscire a riconoscerla. I sintomi fisiologici che ce la segnalano sono davvero molti: sudorazione, bocca secca, tremori, ipercinesi ,palpitazioni, oppressione al torace, senso di soffocamento, vertigini, nausea, nodo alla gola,disturbi alimentari e gastrointestinali, cefalee da tensione…. Così come quelli psicologici tra cui senso di paura, apprensione, vigilanza costante, difficoltà a concentrarsi, perdita della memoria, insonnia, distrazione, senso di fatica, impazienza, preoccupazione esagerata, aumento della tensione, senso di angoscia.

L’ansia è strettamente legata anche alla nostra parte cognitiva, ricordiamo che ogni pensiero evoca una immagine mentale: più ci pensiamo maggiore sarà l’intensità emozionale che proveremo.

Pensieri negativi prima di una prestazione importatene quali saro’ in grado di farcela? andra’ tutto bene? creeranno aspettative negative e preoccupazioni legate al risultato, con l’esito di diminuire le capacità attentive e la percezione di autoefficacia e un conseguente impatto sulla prestazione.

Perché l’ansia sia amica dei nostri atleti e non nemica è necessario aiutarli a diventarne consapevoli, a sviluppare una buona capacità di analizzarsi e conoscersi, ad accettare e modificare la propria mentalità sviluppando la capacità di pensiero positivo e utilizzare gli strumenti per gestirla. Tra questi sicuramente

  • Le tecniche di respirazione, sopratutte la respirazione diafframmatica
  • Gli esercizi di rilassamento, per diminuire la tensione muscolare e psichica, riposare dalla eccessiva tensione, distendersi. L’utilizzo di tecniche adeguate consente il recupero di un corretto equilibrio neurovegetativo, potenzia le capacità concentrative, migliora la funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio e di quello respiratorio, aiuta le persone a scaricare l’ansia, a controllare l’emotività e a recuperare le energie psicologiche e fisiche.
  • Gli esercizi di visualizzazione, utilizzando il grande potere della nostra mente e ci consentono, immaginando la gara in tutti i suoi dettagli a partire da quando mi preparo, dai gesti tecnici corretti che andrò ad eseguire, dallo svolgimento della stessa, di averla già vissuta e, come ogni cosa che si conosce, di affrontarla con più sicurezza.

Michaela Fantoni

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